“Ho sentito tutta l’angoscia nei suoi occhi”, quando una cagnolina attende l’adozione
Racconta un ragazzo di quando è rimasto incantato da una tenera cagnolina alla quale non ha potuto resistere. Scrive il giovane: “Nel momento in cui ho visto Mia, ho sentito una profonda connessione”. Accade così la stragrande maggioranza delle volte in cui si sceglie di adottare un animale in un rifugio, in questo caso un canile. “Quando ho visto i suoi occhi, hanno parlato alla mia anima. Potresti sentire tutta la paura, tutto il dolore, tutta l’angoscia in quegli occhi”.
Saranno stati proprio quegli occhi ad attirare la sua attenzione, ma una cagnolina come Mia continuerà a essere incrociata e “scartata” ancora e ancora per un motivo ben preciso. Proprio così. Il perché? Il colore di un cane, purtroppo, gioca spesso un ruolo non da poco nella adozione nei rifugi.
Ricorda il ragazzo che ha voluto sottolineare quanto questa storia, quella di Mia e della sua adozione, possa vedersi spesso nei rifugi. “Mentre mi avvicinavo, ho notato qualcosa di straziante. Ogni volta che qualcuno entrava, Mia si appiattiva a terra, come se cercasse di diventare invisibile”. Cosa succedeva quindi?
È una triste realtà che i cani neri come Mia vengano trascurati nei rifugi. La loro pelliccia scura rende difficile per i tutti i visitatori, e quindi per i potenziali adottanti, vedere bene le loro caratteristiche. A maggior ragione se, come capita spesso, si nascondono in fondo alla cuccia. Ma Mia, per fortuna, era diversa. Aveva degli accattivanti segni marrone chiaro e delle adorabili sopracciglia che non la facevano passare inosservata.
Racconta il giovane adottante: “Ho saputo dal personale del rifugio che Mia era stata trovata da un passante vicino a un’autostrada. Era randagia da due o tre settimane ma stava molto bene. Non c’è da stupirsi, dato che si tratta di un pastore australiano, una razza nota per la sua intelligenza”. La cagnolina, infatti, ha passato solo pochi minuti di interazione con il ragazzo e stava già mostrando la sua voglia di giocare, oltre che piccoli gesti come dare la zampa, quando non entrambe.
L’intelligenza di Mia, combinata con il suo passato doloroso, la rendeva spaventata. Solo con un po’ di pazienza e comprensione, la cagnolina ha iniziato ad aprirsi. Si è lasciata anche accarezzare, un segno di fiducia che da subito accade non troppo spesso nei rifugi.
La testimonianza di questo giovane è importante anche per tutti gli altri adottanti e per chi è meno esperto. “Nel corso degli anni ho lavorato con molti cani e mi è stato chiesto innumerevoli volte se sono mai stato morso. La verità è che sì. Ma l’importante è comprendere il linguaggio del corpo del cane e sapere quando avvicinarsi e quando dargli spazio”. Proprio così, perché un cane ha un carattere, una tendenza, delle attitudini. Anche se poi, alla fine, per tutti noi, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.